INTRUSA
Dopo aver visto tanti sipari alzarsi, per l’attore feltrino Roberto Faoro è arrivato il momento di debuttare nel cinema. Non da comparsa, come avvenne nel 1994 per la commedia “Quando le montagne finiscono” del regista Daniele Carnacina, bensì da coprotagonista. La pellicola è di Federico Bertozzi e si intitola “L’intrusa”. È stata girata tra fino luglio e agosto in una comunità Walser della val Formazza, a 1.500 metri di altitudine. Ambientata negli anni Venti, racconta la storia della potente famiglia Fenaia, che arriva in valle con l’idea di rilanciarla, anche per strapparla allo sfruttamento idroelettrico e al conseguente impoverimento sociale. Al centro della trama c’è Jos Imboden, figlio di Luis-Roberto Faoro, un ricco proprietario terriero malato e affaticato che per curarsi decide di congedarsi dal lavoro, e un po’ anche dalla vita, pianificando il matrimonio del genito con Adele Fenaia. Jos però è innamorato di Sofi, la serva orfana. La sistemazione del figlio, che non coincide per forza con la sua soddisfazione, diventa il mezzo con cui difendere l’identità antropologica e culturale della valle. «È un lungometraggio cinico e tragico, dove a parlare sono i silenzi», racconta l’attore, «il messaggio è che l’amore corre al buio. Lo trovo abbastanza visionario ed è stato molto apprezzato alla prima proiezione al teatro Galletti di Domodossola», che si è svolta giovedì. Il film è una produzione della Ufo studio per la Regione Piemonte ed è stato finanziato dal progetto interregionale Italia-Svizzera “Echi 2” per le etnografie e la valorizzazione del patrimonio immateriale, oltre che dall’Unione europea e dal progetto Interreg. Sarà portato a diversi concorsi ed è anche fregiato di un elegante picture book disegnato da Vittorio Bustaffa. Arriverà anche in provincia di Belluno, sicuramente all’Officinema di Feltre. Faoro nasce come attore teatrale comico e grottesco, poi sfocia nel teatro narrazione e nel monologo, calcando i palchi con opere come “I delitti di Alleghe” e “Annegati di terra”, l’ultimo copione sulla storia dei fratelli Bisaglia che andrà in scena il 12 ottobre a Domegge e il 29 a Pieve di Cadore, nel quale interpreta una decina di personaggi. Agli esordi, i suoi spettacoli comici hanno conquistato l’attenzione dei produttori di Zelig, facendolo esibire nel locale per la selezione degli attori da mandare in prima serata (e in tv). «Il lavoro di attore è complicato: c’è poco lavoro e tantissima offerta, ad andare avanti sono soprattutto i raccomandati», rivela Faoro senza troppa sorpresa, «la gente brava che non ne ha, è destinata a non fare carriera». Dopo questa prima esperienza cinematografica, sta già pensando al futuro: «Vorrei scrivere la sceneggiatura di un film ambientato in Cadore». Francesca Valente